Napoli, 20 aprile 2012 – Bracconieri della notizia. E’ così che il pubblico ministero di Napoli Henry John Woodcock definisce i giornalisti. Durante il convegno sul rapporto tra giustizia e informazione organizzato presso il tribunale di Napoli, Woodcock analizza i tre attori coinvolti nel complicato rapporto tra le fasi processuali e la libertà di informazione. In primis c’è la parte accusatoria, spiega il pm quella dove i pubblici ministeri spesso soffrono dell’ansia da prestazione e dove cercano di conquistare a tutti i costi il consenso dell’opinione pubblica. Contrapposta la difesa, che ha dallo loro, dice Woodcock, il fatto di non essere in possesso nella prima fase di tutte le informazioni. E che dunque sfrutta la scena mediatica. In mezzo, l’informazione che smania per pubblicare tutto e subito, per non bucare la notizia, laddove invece i tempi dei processi non coincidono con quelli dell’informazione e spesso i giornali, accusa Woodcock diventano nulla più che carta per i pescivendoli. Più mite la posizione di Rosario Cantelmo, magistrato di cassazione che evidenzia quella che lui definisce come l’ipocrisia tra giustizia e informazione: se da un lato il codice penale dà la possibilità di pubblicare tutti gli atti, spiega Cantelmo, dall’altro è poco chiara la norma attraverso cui accedere agli atti che per Cantelmo dovrebbe partire da una fonte univoca per tutti. Sul versante opposto i giornalisti, lo stesso presidente dell’ordine Ottavio Lucarelli sottolinea che ogni norma è di fatto migliorabile e annuncia che a breve partiranno una serie di seminari con la fondazione di Castel Capuano con l’obiettivo di affrontare al meglio lo stretto rapporto tra processo e informazione.
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