Napoli, 7 marzo 2012 – Se sono necessari anche dei mesi per poter effettuare una visita specialistica o un intervento chirurgico in una struttura sanitaria pubblica, può accadere che il paziente sia allettato dalla proposta di medici poco scrupolosi di affrettare i tempi passando ad una struttura privata. Naturalmente dietro adeguato pagamento. E se ciò accade, è anche perché mancano i controlli per impedire questo ‘travaso’ di pazienti dal pubblico alla libera attività professionale dei medici. E’ quanto accadeva, ad esempio, all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove un’inchiesta dei carabinieri del Nas e Guardia di finanza ha portato ieri all’arresto del primario di Ortopedia, Paolo Jannelli. Misure cautelari sono state decise dalla Procura di Napoli per tredici medici e paramedici accusati di concussione, abuso d’ufficio, falso e truffa a danno della PA. In manette Iannelli, ai domiciliari il fratello: Avrebbero dirottato verso la clinica privata Villa del Sole (di proprietà dello stesso Jannelli) pazienti dell’ospedale Cardarelli. Plauso per l’operazione è giunto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi: “E’ stato colpito il malaffare in sanità”, ha affermato, sottolineando la necessità di “tenere altissima la guardia perché le tentazioni sono molteplici, e l’operazione di Napoli è emblematica perché ha permesso di far luce su una rete preoccupante di medici, paramedici e amministratori e assicurare alla giustizia professionisti che hanno inquinato le relazione tra medico e paziente costruendo un sistema di illegalità nelle prestazioni sanitarie in regime di intramoenia”. E proprio il sistema dell’intramoenia finisce oggi sotto accusa: in vigore è, infatti, la cosiddetta intramoenia allargata, cioé la possibilità per i camici bianchi dipendenti del Ssn di praticare la libera professione fuori dalle strutture pubbliche qualora queste ultime non abbiano predisposto gli spazi adeguati. Il decreto Milleproroghe fissa però al 30 giugno 2012 il termine per tale regime transitorio. Dopo tale data i medici dovrebbero dunque svolgere attività dipendente e ‘privata’ sempre all’interno dei nosocomi. Fino ad allora, sostiene ad esempio il Codacons, sarà difficile bloccare il meccanismo di ‘dirottamento’ dei pazienti verso le cliniche private.
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