Napoli, 21 marzo 2012 -Falsi di ogni sorta, costruiti a favore dei ricorrenti amici. E poi, sottrazione di documenti dai fascicoli. E progetti, sempre più in grande, di stringere accordi sotto banco per ottenere ulteriori vantaggi personali. Sono le altre accuse che emergono dalle1300 pagine dell’inchiesta sugli affari inquinati del gruppo Ragosta e sulle sentenze tributarie “truccate” Stando all’impianto della pubblica accusa, il direttore della Commissione tributaria provinciale (Ctp), «intendeva proporre a Fedele Ragosta (ras del gruppo imprenditoriale, ndr) la stipula di polizze assicurative riguardanti l’hotel Raito, l’hotel di Taormina, l’hotel Paradiso e la Lazzaroni. Ciò, al fine di avere un vantaggio economico, anche nella considerazione della gratitudine che egli meritava dal gruppoE’ quanto emerge dalla lettura dei verbali choc dell’ultimo scandalo, quello dei giudici intercettati. Intanto, al via i primi interrogatori davanti al gip Alberto Capuano. Ieri è stato il turno di Massimo Massacesi, giudice tributario, rappresentante legale di Assitalia e factotum di regate veliche all’ombra dei Faraglioni, Enrico Potito, docente di diritto tributario alla Federico II, Edoardo Porpora ed Angelo Uccello, entrambi collaboratori di Anna Maria D’Ambrosio, la donna chiave dell’inchiesta e commercialista del gruppo Ragosta. Tutti hanno negato, in particolare, l’ipotesi della corruzione. Anche se non hanno potuto negare la fitta rete di conoscenze su cui si sarebbe basato il sistema scoperchiato l’altro giorno dal blitz della Guardia di Finanza. In giornata, invece, saranno interrogati i fratelli Ragosta e la D’Ambrosio. E dalle loro deposizioni si potranno avere più particolari su questa contorta vicenda giudiziaria.
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