Roma, 29 febbraio 2012 – Il rischio è alto. E le parole non sono di provocazione, ma di denuncia. A rischio, lo si legge sul monitor che campeggia alto alle spalle degli oratori, è la libertà del pluralismo e d’impresa delle tv locali. E che il rischio sia serio, lo si capisce dall’affermazione più volte replicata: “Si potrebbe celebrare il funerale dell’emittenza locale”. Il condizionale è ancora d’obbligo. Ma l’incontro organizzato dall’associazione tv locali Frt e dall’Aeranto Corallo alla residenza Ripetta, a Roma, vale a chiarire almeno i sintomi del malato. Il rischio di cui si parla affonda nell’imminente assegnazione delle frequenze di banda larga. Per chiarire e più nel dettaglio, in gioco sono le frequenze che vanno dal 61 al 69 della numerazione del telecomando. Si tratta di frequenze già assegnate alle tv locali, le stesse tv che hanno ottenuto un terzo del totale delle frequenze del digitale terrestre. Questo comporta che in territori, come la Campania, dove è già avvenuto da tempo lo swich off, con il passaggio dall’analogico al digitale, i canali già assegnati potrebbero essere redistribuiti, con buona pace per gli investimenti sostenuti e, va sottolineato, imposti dallo Stato agli editori. In cambio, tenuto conto dei tagli recenti anche dell’ultimo governo, alle tv a cui è stato espropriato il canale per consegnarlo alla telefonia mobile, il risarcimento previsto è in media di due terzi rispetto agli investimenti sostenuti.
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