Napoli, 25 febbraio 2012 -Le dimissioni in bianco finiscono sul tavolo del Governo a di Palazzo Chigi. Contratti di assunzione firmati contemporaneamente a lettere di dimissioni sono un fenomeno particolarmente sentito al sud dove a pagarne le conseguenza sono soprattutto le donne, che spesso temono di comunicare la maternità alla propria azienda per la paura di poter essere licenziate. Nei giorni scorsi la protesta è montata nelle piazze d’Italia dove è stata consegnata una lettera alle sedi della Prefettura per chiedere al Governo Monti di tutelare le donne e conservare intatto l’articolo 18 per il quale non è ammissibile il licenziamento senza giusta causa. Nel caso delle dimissioni in bianco però il licenziamento c’entra poco: di fatto le lavoratrici sono costrette a presentare le proprie dimissioni già firmate e ben custodite nei cassetti dei loro capi che le tirano fuori all’occorrenza senza doversi preoccupare di cause di lavoro dovute a licenziamenti improvvisi e senza giusta causa. Sulla questione i sindacati attaccano le imprese e annunciano battaglia: la segretaria regionale della Cisl Lina Lucci assicura: “Non lasceremo sole le donne”. Ma dallo stesso fronte dell’associazione degli imprenditori napoletani parte l’autocritica: “E’ un sistema ingiusto”, ammoniscono da Palazzo Partanna, “e noi sosterremo le lavoratrici”. I dati sulla situazione a Napoli e provincia parlano chiaro e dal rapporto elaborata dalla consigliera di parità alla Provincia di Napoli Luisa Festa emergono dati sconcertanti: nella sola città di Napoli più del 23 per cento delle lavoratrici dimissionarie è incinta quando lascia il posto di lavoro e la percentuale supera il 60 per cento per le donne che si dimettono entro un anno dalla nascita del primo figlio.
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