Napoli, 31 gennaio 2012 – Meglio partire dalla traduzione. Ovvero che la Campania ha una “adeguata capacità di rimborso del debito” ma “con più alta probabilità di indebolimento in presenza di condizioni economiche e finanziarie sfavorevoli”. Si traduce così il declassamento della Regione Campania, a cui Standard & Poor’s ha tagliato il rating. Il debito regionale è stato infatti declassato da “A-”a “BBB+” e le prospettive erano e restano negative. Un giudizio mitigato soltanto in parte dal fatto che, come la stessa compagnia finanziaria ha sottolineato, non poteva essere diversamente, essendoci stato lo stesso declassamento per l’Italia. La proiezione non poteva perciò non essere in linea per le regioni del paese. Dunque, come si legge in un documento ufficiale, coerente “con il taglio di affidabilità del debito sovrano italiano”. Ma non fa sorridere neppure il dato secondo il quale che la Campania si trovi in buona compagnia, si fa per dire, di regioni come l’Emilia, la Sicilia, la Liguria, le Marche, l’Umbria, il Friuli, la Provincia di Roma, lo stesso Comune della Capitale e città come Milano, Firenze, Bologna e Genova, tutte soggette al medesimo declassamento. Non è stato ritoccato il giudizio sui conti del Comune di Napoli, per il quale resiste la tripla B e outlook negativo. Alza la voce il governatore campano, Stefano Caldoro. “E’ da oltre un anno – dice il presidente della giunta regionale – che restano inascoltati gli amministratori delle regioni del Mezzogiorno, nonostante le proposte e il grido d’allarme”. Per Caldoro serve una svolta modello New Deal di Roosevelt, “con pieni poteri come se fossimo invasi da un esercito straniero”.
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