Napoli, 25 gennaio 2011 – La frase che potrebbe inchiodarlo è una rivelazione al telefono. Franco Schettino, il comandante della Concordia, non sapeva che il suo cellulare era già intercettato. E il pomeriggio successivo alla tragedia, dalla stazione dei carabinieri di Orbetello, contatta parenti e amici. E viene fuori la sua verità. Da una frase su tutte: “Quando ho capito che la nave si stava inclinando ho preso e sono sceso”. L’abbandono della nave è tutto contenuto in questa affermazione. A cui fa seguito il suo racconto a un tale Fabrizio, in uno stretto dialetto, al punto che dalla Procura di Grosseto sono stati costretti a convocare un interprete. “Qualcun altro al posto mio non sarebbe stato così benevolo a passare lì sotto, perché mi hanno rotto – dice Schettino al Telefono – Passa, passa di là, la secca c’era ma non era segnalata dagli strumenti che avevo e ci sono passato”. La conversazione va avanti: “Io so solo che alla fine forse mi sono reso conto e ho cercato di evitare conseguenze più grandi di quelle che erano successe”. Una conversazione accostata alla testimonianza del comandante in seconda, Ciro Ambrosio, indagato a piede libero. Ambrosio ricorda quando, la sera della tragedia, poco prima delle 21, Schettino ha preso il comando della Concordia. “Master take the com”, fu il grido di battaglia di Schettino, racconto dal terzo comandante e dal timoniere. Ci fu il passaggio di consegne al primo capitano, per cominciare quella manovra di accostamento alla riva. Finita in tragedia. Ma ora a inchiodarlo è quella telefonata. E il proposito riferito all’amico sempre in quella conversazione: “Non ci voglio più andare sulla nave, perché so io che non voglio più, cambio vita, perché non la vedo tanto bene”.
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