Napoli, 5 gennaio 2012 -Un gip che eccede col «copia e incolla», i colleghi del Riesame che lo bacchettano e gli annullano le misure cautelari, incluse quelle emesse per il fratello di Totò Riina e per il figlio di Francesco Schiavone: la notizia ha fatto il giro d’Italia. Due giorni dopo la bufera mediatica e mentre gli ispettori del Ministero si accingono a occuparsi della vicenda, Bruno D’Urso, presidente aggiunto dell’ufficio gip di Napoli, ammette: «È vero, l’errore c’è stato. Ma è l’eccezione che conferma la regola». E, provando a spiegare perché l’errore sia capitato, racconta ai non addetti ai lavori come funziona «l’ufficio gip.«Premesso che preferisco non entrare nel merito dell’accaduto, dice D’Urso, “voglio ricordare che la tecnica del “copia e incolla” non è impedita dalla legge; anzi, è ammessa e disciplinata dalla Cassazione».Infatti, i giudici del Riesame che hanno annullato le nove misure cautelari fanno riferimento alle sentenze della Suprema corte. Specificano che un’ordinanza di custodia cautelare non può essere considerata nulla se risulta che il gip abbia preso cognizione delle valutazioni del pm, ritenendole coerenti con la sua decisione. Ma sottolineano che, in questo caso, nell’ordinanza di custodia cautelare mancava qualsiasi accenno di valutazione autonoma degli elementi indiziari.«Può capitare, qualche volta, che un gip sia superficiale o disattento. Probabilmente è ciò che è accaduto in questa circostanza, ma si tratta dell’eccezione che conferma la regola. Ritengo, ovviamente, che attenzione e diligenza siano sempre gli strumenti con cui porsi nei confronti del proprio lavoro».«Copia e incolla» da non demonizzare, dunque, nonostante l’ironia degli avvocati penalisti. A parte il documento redatto ieri da alcuni di loro, sogliono dire che il gip copia e incolla la richiesta del pm, e il pm, a sua volta, copia e incolla l’informativa della polizia giudiziaria. Per i magistrati del Riesame, però, che il gip è tenuto a fare valutazioni proprie. “Non c’è dubbio”, aggiunge ancora D’Urso, “valutare gli elementi raccolti dal pm è sempre il compito precipuo del giudice delle indagini preliminari”. Particolare, quest’ultimo, che però è rimasto lettera morta
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