Napoli, 23 gennaio 2012 -Il comandante Francesco Schettino cerca di indirizzare l’attenzione degli investigatori altrove. Ricostruendo davanti al gip le fasi del naufragio, ha attribuito alla Costa una parte non solo da spettatrice. Affermazioni che sono entrate nel fascicolo della procura, chiamata a valutare cosa e quanto ci sia di vero e quali implicazioni possano avere sulle responsabilità dell’armatore. C’é “un’indagine in corso, non possiamo rilasciare informazioni. Continueremo a collaborare con la magistratura”, ha fatto sapere l’ad di Costa Crociere Pierluigi Foschi. Durante l’interrogatorio, come prima cosa Schettino ha detto che quella degli inchini è una prassi “ricorrente”, che viene fatta in “tutto il mondo”, perché è un modo per farsi pubblicità. Tanto che, pure quello “al Giglio del 13 gennaio venne pianificato e voluto dalla Costa prima della partenza da Civitavecchia”. Una ricostruzione che non convince lo storico comandante di Costa Crociere, Mario Palombo, chiamato in causa proprio come destinatario dell’inchino. “Il passaggio ravvicinato viene fatto solo su richiesta del comandante – racconta – A quel punto, la Costa può dare un’autorizzazione. Ma sono fatti occasionali. La Costa non ha nessun interesse a farsi pubblicità cosi”. Secondo il comandante, l’armatore non è stato semplice spettatore nemmeno nei momenti successivi all’impatto con lo scoglio. Il ritardo nel dare l’allarme c’é stato perché “dobbiamo essere sicuri, perché non voglio creare panico che la gente mi muore per nulla”, ha spiegato prima di tirare di nuovo in ballo la Costa. Con il marine operator Roberto Ferrarini “ci siamo sentiti più volte – ha affermato il comandate – Non ricordo quante”, tanto che lui gli avrebbe promesso: “Mando gli elicotteri”. Ma lui, poi, che ha fatto? Perché non è rimasto a bordo? “Non è che mi sono imbarcato nella lancia – ha detto Schettino – io sono caduto sul tetto della lancia, attenzione!”. Poco prima, racconta il comandante, era tornato in cabina per cercare di prendere qualche registro: “Era buio e libri e quaderni erano a terra”. Intanto, mentre si spegne il mistero su una prima bionda – la moldava Domnica Cemortan “é una nostra amica comune”, ha raccontato il comandante, ma “non stava nella plancia” – se ne accende un altro su una seconda fascinosa signora che, secondo il titolare dell’Hotel che accolse Schettino dopo il naufragio, dopo aver detto “di essere un avvocato”, prese sottobraccio il pc del comandante e con lui si è allontanò. La compagnia si è affrettata a chiarire, comunque, che nessuno della Costa crociere ha preso il pc. Infine, c’é il giallo della scatola nera. “Da 15 giorni si era rotto il back-up del sistema Vdr e avevamo fatto richiesta all’ispettore di aggiustarlo. Ma non era successo”, ha raccontato Schettino. Un’altra circostanza che, spiega la Guardia Costiera, se trovasse conferma coinvolgerebbe nelle responsabilità sia il comandante sia l’armatore. Intanto per domani è in programma un incontro in procura fra il capo dipartimento della Protezione civile e commissario delegato all’emergenza, Franco Gabrielli, e il procuratore Francesco Verusio.
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