Napoli, 1 dicembre 2011- A Taverna del Re, in quel lembo di terra che divide la provincia di Napoli da quella di Caserta, la camorra casalese e la malapolitica di Terra di Lavoro avevano stretto un patto scellerato per trasformare i fertilissimi frutte in veri e propri cimiteri di veleni.A raccontare l’ultimo capitolo di questa assurda vicenda è Tammaro Diana, uno degli ultimi collaboratori di giustizia della mafia di Casal di Principe, un passato da amministratore pubblico, da imprenditore e ovviamente da camorrista.Diana ai magistrati fa i nomi e i cognomi di chi ha guadagnato nell’affare ed attribuisce a Michele Zagaria la paternità della decisione e ai politici, tra cui un consigliere regionale il cui nome è coperto da omissis.Il racconto di Diana che porta la data del 22 ottobre scorso è stato depositato ieri mattina dal pm Antonello Ardituro all’udienza per il riesame delle misure cautelari a carico di due imprenditori arrestati il 15 novembre scorso insieme all’ex sindaco di Villa Literno e consigliere regionale in carica Enrico Fabozzi. Per Diana, in buona sostanza, l’ampliamento di Taverna del Re porta la firma fi Michele Zagaria, capo indiscusso dei Casalesi e latitante da ormai sedici anni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sette milioni di eco balle ammassate dal 2001 in un area di 6 km quadrati tra i comuni di Giugliano in Campania e Villaricca ne fanno un mostruoso, mastodontico, indecente monumento allo scempio del territorio e al malgoverno.
Con la sua sagoma minacciosa visibilissima dal satellite ed estesa quanto un paese, Taverna del Re si trova in quella che è con ogni probabilità l’area agricola più inquinata d’Europa.
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