Pozzuoli, 20 aprile 2011 – Il lago d’Averno appartiene alla Stato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, chiamata a risolvere la controversia tra il Ministero dei Beni Ambientali e la famiglia Pollio, che aveva ereditato la proprietà del lago, che ricopre una superficie di circa 55 ettari, dai Borboni. In realtà la sentenza era già passata in via definitiva nel 2008, ma solo ora è arrivata la trascrizione che ufficializza gli atti. Il lago resta però sotto sequestro: un ordinanza dello scorso luglio aveva infatti stabilito che lo specchio d’acqua di Pozzuoli era stato acquistato per due miliardi delle vecchie lire, da Gennaro Cardillo, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi e vicino a Giuseppe Setola. Acquisto ritenuto poi nullo. Da lì la richiesta, nel 2005, da parte della famiglia Pollio di rientrare in possesso del lago, ma il Tribunale e la Corte di Appello prima e la Cassazione poi, hanno stabilito che il lago, con annessa banchina, rientra nel demanio idrico statale. Per il lago d’Averno sarà presto disposto il dissequestro e nelle scorse settimane alcune associazioni ambientaliste hanno avuto la possibilità di ripulirne i fondali. Il lago era ritenuto nell’antichità la porta degli inferi. Narrato da Virgilio ed Omero, il bacino prende il nome da una oscura e profonda voragine presente nelle sue vicinanze ed emanante vapori sulfurei: Avernus deriva, infatti, dal greco e significa “senza uccelli”, poiché gli uccelli che volavano sopra la sua voragine morivano proprio a causa delle sue esalazioni.
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