Napoli, 14 aprile 2011 – Il boss pentito Salvatore Sarno ha testimoniato ieri al processo per l’uccisione di Petru Birlandeanu, il musicista rumeno colpito da un proiettile vagante il 26 maggio 2009, nel corso di un agguato alla Pignasecca. Gli ultimi istanti di vita del giovane, ed il disperato tentativo della moglie di chiedere aiuto, furono filmati dalle telecamere a circuito chiuso della stazione della Cumana di Montesanto. Salvatore Sarno, dell’omonimo clan camorristico di Ponticelli, all’epoca dell’omicidio era libero. In video conferernza dalla località segreta in cui si trova, rispondendo alle domande del pm Michele Del Prete, ha raccontato che il pomeriggio di quel 26 maggio un gruppo di killer si mosse dal Rione De Gasperi di Ponticelli in sella a cinque o sei motociclette. L’ordine ricevuto era: “Andate là e fate male”. L’intenzione era punire i Mariano che avevano chiuso le piazze di spaccio del clan Ricci. Nessuno dei killer si era accorto che uno dei numerosi proiettili sparati aveva colpito il rumeno. La notizia della sua morte, ha raccontato Sarno, “l’apprendemmo quando andò in onda il telegiornale”. A margine dell’interrogatorio, inoltre, è lo stesso boss a spingere carabinieri e polizia a nuove indagini sui benefici carcerari. Sistema ormai collaudato dai clan sarebbe infatti quello di utilizzare l’urina di tossici compiacenti, ricompensati poi con droga o denaro, per ottenere sconti carcerari. I tossicodipendenti, infatti, sono ritenute persone bisognose di cura. Tramite questo espediente si può anche evitare l’arresto.
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