Napoli, 22 febbraio 2011 – Cooperative create per essere un contenitore di posti di lavoro veicolati per questioni squisitamente clientelari. Lavoratori interinali assorbiti e successivamente assunti – previo pagamento – a tempo indeterminato su segnalazione di politici, sindacalisti, ma soprattutto da parte di funzionari dell’Asìa, l’azienda che si occupa della raccolta rifiuti in città. E’ il capitolo due, di certo il più interessante, dell’indagine sulla devastazione di strutture e mezzi di Enerambiente, subappaltante Asìa per il servizio di raccolta, avvenute lo scorso mese di settembre, in piena emergenza rifiuti.
Episodio per il quale sei persone, tra cui anche il presidente della società cooperativa Davideco, Salvatore Fiorito, sono state arrestate. Ma gli accertamenti hanno messo in luce dell’altro. E il capitolo si apre al paragrafo assunzioni pilotate e clientelari. Agenti della Digos della questura e del nucleo di polizia tributaria della Finanza hanno effettuato perquisizioni nelle sedi di Enerambiente di Napoli e Venezia e in quella dell’Asia. “Visite” di finanzieri e poliziotti anche negli appartamenti e negli uffici dell’assessore al Personale del Comune di Napoli, Pasquale Losa, presidente Asìa all’epoca dei fatti, di Corrado e Dario Cigliano, e di Stefano Gavioli.
Riflettori puntati sul ricorso al lavoro interinale di soci e di alcune cooperative – la «San Marco» e, in seconda battuta, «Nuove Frontiere» e «Davideco» – per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti a Napoli, appaltato da Asìa a Enerambiente. Espediente, secondo chi indaga, funzionale all’imposizione di assunzioni clientelari di personale interinale, anche attraverso versamenti di “mazzette”. Più nel dettaglio, le indagini riguardano la legittimità di alcune clausole contrattuali imposte ad Asia dopo l’improvvisa decisione di Enerambiente di non stipulare il nuovo contratto d’appalto del 2010 per il servizio di raccolta.
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